giovedì 12 settembre 2013

DIO senza "D" = io (uno slogan da applausi)

Polemiche roventi a Verona per questo manifesto proposto da UAAR (Unione degli Atei Agnostici Razionalisti). Link: http://www.uaar.it/news/2013/09/10/censura-verona-giunta-vieta-manifesti-uaar/

Dio senza "D" =  io

Trasmettono un messaggio “potenzialmente lesivo nei confronti di qualsiasi religione”. È quello che la giunta a guida leghista del Comune di Verona pensa dei manifesti Uaar. E quindi, nonostante questi fossero già stampati nel rispetto di tutti i regolamenti comunali, ha detto “no” alla loro affissione.
In un comunicato l'UAAR afferma:  Nessuna amministrazione pubblica era sinora arrivata a tanto. I manifesti Uaar sono già stati affissi a Roma, Milano, Bologna, Firenze, Bari, Ancona, Cagliari e persino nella stessa Verona (a cura di un privato), ma una presa di posizione istituzionale di questo tenore non si era ancora verificata, (...)
E ancora: Il messaggio non esclude affatto l’esistenza di Dio: si limita ad affermare che dieci milioni di italiani vivono — generalmente bene — senza farvi alcun riferimento.
Per informazione, va detto che la campagna è stata ideata dalla creative agency Zowart.
Perché questa campagna? “Viviamo in una società in cui i non credenti sono ritenuti pochi, sono presentati negativamente e sono spesso oggetto di disparità di trattamento”, spiega Raffaele Carcano, segretario Uaar. “Con la nostra campagna vogliamo invece ribadire che in Italia vivono (generalmente bene) circa dieci milioni di non credenti, e che c’è chi si impegna per eliminare le discriminazioni nei loro confronti”.

Polemiche roventi, come sempre succede nel nostro paese per qualunque argomento che veda opinioni opposte. A maggior ragione quando il tema è delicato come credere o non credere in Dio. Si badi bene, in questo caso la parola Dio potrebbe essere tranquillamente scritta in caratteri minuscoli perchè non fa riferimento a nessuna divinità in particolare e dunque a nessuna confessione religiosa. Dio è un termine e un concetto universale, comune a tutte le fedi e a tutte le religioni. Non un nome proprio, anche se  per i cristiani è vero il contrario. Per i fedeli di Santa Romana Chiesa Dio è l'unico riconosciuto e venerato, l'unico degno di fregiarsi di tale nome. Ma senza dimenticarsi della Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Pur essendo una religione per eccellenza monoteista, quella cristiano-cattolica postula che Dio sia uno e trino, tre esseri riuniti in uno solo. Non mi addentro in disquisizioni teologiche dottrinali perchè non ne ho adeguata competenza e conoscenza. Ma fin qui ci arriviamo tutti, trattandosi di elementi basilari della nostra cultura e tradizione italiana. Poi ognuno ha o si fa le proprie convinzioni, ma queste conoscenze elementari sono comuni a tutti.
Il fatto è che l'UAAR grida alla censura e protesta vigorosamente promettendo di non desistere e di dare battaglia. Anzi dichiara che si muoverà di conseguenza laddove dovessero esserci discriminazioni nei confronti dei suoi aderenti.


Mi viene spontanea qualche considerazione. Prima di tutto sgombriamo il campo da un facile equivoco che vede sovrapporsi il concetto di religione con quello di dio. Un ateo è colui che non crede in un essere divino e pertanto l'oggetto del non-credere non può essere la religione che -per inciso-è solo un insieme di regole comportamentali che si possono anche non osservare pur essendo o dichiarandosi credenti (di non praticanti è pieno il mondo, anzi sono la stragrande maggioranza di coloro che si professano credenti). Il manifesto dell'UAAR è impeccabile sotto il profilo logico e letterale. E l'amministrazione comunale veronese sbaglia quando si lancia in affermazioni sul merito del suo contenuto. Dio non è sinonimo di cattolicesimo nè di alcuna altra religione. Vale per musulmani e cristiani, per induisti o buddhisti. Quindi lo slogan non prende di mira nessuno in particolare. Senza "D" della parola Dio rimane "io", ovvero l'uomo e non il divino al centro di tutto. Potrà non piacere, potrà sembrare presuntuoso o supponente, ma è uno slogan impeccabile, direi da applausi (per questo motivo poco sopra ho citato l'agenzia creativa che lo ha formulato).
Altra cosa è chiedersi se abbia un senso una campagna pubblicitaria per sostenere l'ateismo, ossia uno stato di non-essere, non-credere, non-partecipare. Insomma una negazione sostenuta in positivo da una pubblicità che per sua natura spinge in senso opposto, cioè a fare o a credere in qualcosa, ossia l'oggetto del messaggio pubblicitario, il prodotto da reclamizzare. Mi sembra una contraddizione in termini. Uno dovrebbe a rigor di logica essere invogliato a fare o credere in qualcosa, non a non-fare o a non-credere. Ma probabilmente la spiegazione è molto banale e utilitaristica: una quota di iscrizione e il sostegno come associati.
Questo, senza voler essere offensivo in alcun modo con nessuno, naturalmente.

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