lunedì 26 agosto 2013

Libri. Il senso del dolore

Il senso del dolore
(L'inverno del commissario Ricciardi)

di Maurizio De Giovanni


Napoli, anni 30. Il grande tenore Arnaldo Vezzi viene trovato cadavere nel suo camerino al Teatro San Carlo prima della rappresentazione de "I Pagliacci", la gola squarciata da un frammento acuminato dello specchio andato in pezzi. Artista di fama mondiale, amico del Duce, osannato dall'opinione pubblica, ma in realtà uomo egoista e meschino. A ricostruire la personalità della vittima e a risolvere il caso è chiamato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura di Napoli.

Il commissario Ricciardi è il personaggio creato da De Giovanni al centro della sua produzione letteraria con una trilogia che lo vede protagonista. Questo poliziotto anomalo ha due caratteristiche che lo rendono tale: fa il piedipiatti per scelta, discendendo da famiglia ricca e conosciuta. Avrebbe potuto scegliere altre strade, compresa quella di vivere di rendita. Invece no. Il suo non è un lavoro in senso stretto, ma una specie di missione/passione. E poi ci sono i morti. Lui li vede ovunque, così come fossero stati immortalati in uno scatto fotografico in punto di morte. Cristallizzati nel loro dolore estremo, nel loro ultimo gesto, nelle loro ultime parole. Spesso strazianti, spesso disperate. Ma anche a volte attonite, sorprese. Perché la morte può arrivare all'improvviso, quando meno la si aspetta. Anzi spesso è la norma. Questa veggenza tormenta il commissario Ricciardi, lo inquieta, non gli da pace. Si sente in qualche modo chiamato a fare il poliziotto anche per dare pace a quei morti agli angoli delle strade che lo invocano e che solo lui può vedere. Una responsabilità enorme.

Il caso ha voluto che, per assoluta coincidenza, proprio qualche giorno prima di leggere questo libro, fossi stato a Napoli per una brevissima visita turistica. Un pomeriggio, nulla di più. Inevitabile la passeggiata nei luoghi classici della città: Mergellina, Piazza del Plebiscito, via Chiaia, il Teatro San Carlo, la Galleria Umberto. Ma anche il Caffè Gambrinus in Piazza Trieste e Trento. Prendere poi in mano il libro e ritrovare proprio quei luoghi meravigliosi visitati poche ore prima è stata una sorpresa non da poco. Immaginare il commissario Ricciardi camminare col bavero del cappotto alzato sul lungomare sferzato dal vento di tramontana o rintanarsi nel Caffè Gambrinus al suo solito tavolino che guarda sul lato di via Chiaia è stato facilissimo e coinvolgente. Davvero un bel caso fortuito che ha reso più appassionante la lettura, per rivivere l'atmosfera magica di quei luoghi.
Maurizio De Giovanni è un grande scrittore. Riesce a dare alla storia e ai personaggi uno spessore inusitato, che va ben oltre la semplice descrizione narrativa. Tutta l'atmosfera del racconto poliziesca è permeata di una sorta di realtà palpabile. In una parola, verità. La storia tutta ha un sapore vero, come anche i personaggi, le circostanze, i luoghi. Il rapporto con il reale e la sua percezione è una delle sfide di De Giovanni/Ricciardi. Cito a proposito lo stesso commissario Ricciardi: "La verità non è quella che sembra, a volte. Anzi non lo è quasi mai. E' un po' come la strana luce di questi lampioni, illumina una volta qua ed una volta là. Mai tutto insieme. Allora lo si deve immaginare, quello che non si vede. Lo si deve intuire da una parola detta o non detta, un'orma, un'impronta. Una nota, a volte."

Grande.

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5/9/2013 Aggiornamento del post:
Un'attenta lettrice (che ringrazio) mi fa notare un errore da me commesso nel citare la bibliografia di Maurizio De Giovanni. Non di una trilogia dedicata al commissario Ricciardi si tratta, ma (finora) di una produzione ben più vasta.
Il ciclo si compone fino ad ora dei seguenti libri:

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