martedì 5 novembre 2013

Ivano Ponchia, l'eterno bambino

Questa notte è morto un amico. Un rugbysta con un illustre passato. Nazionale azzurro degli anni '50, ex giocatore del Petrarca Padova. Un personaggio a tutto tondo che lascia un grande vuoto, al di là di ogni retorica. Aveva 82 anni e forse non più molta voglia o forza di vivere, dovendo quotidianamente subire le ingiurie dell'età e della salute che lo stava giorno dopo giorno lasciando. Nell'ambiente rugbystico si usa una metafora per descrivere il grande passo dalla vita alla morte. "Ha passato la palla", si dice. Chissà, forse per pudore, forse per timore di chiamare le cose col loro nome.


Ivano con il "cap", il cappellino riservato
a chi ha vestito la maglia della nazionale di rugby
Questa notte Ivano Ponchia ha passato l'ultima palla e ci ha lasciati. Gli esiti di una banale caduta in casa gli sono stati fatali, pur se da tempo la salute di Ivano era piuttosto precaria. Una ferita non solo per l’ambiente petrarchino, ma per tutto il rugby italiano. Ivano infatti è stato il primo giocatore azzurro a segnare una meta a Twickenham, il tempio del rugby inglese. Eravamo negli anni '50. Tutti noi rugbysti delle generazioni seguenti in qualche modo gli siamo debitori.


Ivano era una persona che non passava inosservata. Voglio qui rendergli omaggio con alcuni brevi ricordi. Ivano era un’icona vivente di come si possa conservare un animo gioioso da bambino pur portando  –a volte con fatica– il peso dei capelli bianchi e degli acciacchi dell'età avanzata. A dispetto degli anni, Ivano ha sempre mantenuto un cuore leggero e aperto alla gioia di vivere, al divertimento, alla battuta, allo scherzo. Mi ricordo, molti anni fa,  la mia prima partecipazione ad una Cena di Natale dei Petrarchi (gli Old ex petrarchini), quando ad un certo punto fece il suo ingresso in sala un Babbo Natale di rosso vestito, sgargiante nel contrasto dell’abito con la barba canuta. E dietro la barba due occhi sorridenti. Quelli di Ivano, che distribuiva caramelle a manciate, panettoni e pandori, penne e calendari. Gadget natalizi, nulla di più. Con semplicità, con malcelato divertimento personale nel rendersi bambino agli occhi di tutti. C'era una luce di fierezza in quel Babbo Natale. Questo è stato Ivano per me in questi anni e sempre rimarrà così: due occhi sorridenti dentro un costume rosso fuoco da Babbo Natale.

Mi piace ricordarlo con un brano che di Ivano dice tutto, al punto che sembra scritta per lui, uomo amato e rugbysta apprezzato.


Ivano in versione natalizia
 Da grande voglio fare il bambino,
per conservare una parte che lasci sempre spazio all'entusiasmo,
che non lo perda mai,
per continuare a pungermi con le rose
senza mai la paura di toccarle.

 Alla felicità ci si arriva navigando fra le nuvole
ma senza sottovalutare la forza delle braccia,
la forza del desiderio.
Ci vuole allenamento.

dal libro "La luna blu. Il percorso inverso dei sogni" di Massimo Bisotti 

2 commenti:

Francesca ha detto...

Caro Angelo,
come sempre hai il dono di raccontare con parole semplici e toccanti l'essenza delle persone.
Francesca Casella

Anonimo ha detto...

Grande animo grande cuore. Qualche anno fa si adopero' per rendere più confortevoli gli ultmi anni di un altro personaggio del rugby Petrarchino, l'indimenticabile Giorgetto Seguso. Grazie di tutto Ovano e arrivederci