giovedì 6 settembre 2012

In moto. Passo Manghen e Piramidi di Segonzano


Percorso odierno: Passo Manghen e ritorno

Martedi, 21 agosto. Oggi è una meravigliosa giornata di sole, tersa, frizzante e non troppo calda. Difficile prendere il coraggio a due mani e andarsi a rinchiudere in ufficio in questo periodo postferragostano. Gran parte delle aziende sono ancora chiuse e non hanno ancora ripreso l’attività. Non sarà poi cosa molto grave un giorno di ferie extra. Quindi chiamo l’ufficio per avvisare e decido di passare una giornata insieme alla Poderosa. Il giro questa volta punterà su un altro dei passi  trentini poco conosciuti ma non per questo meno belli e affascinanti. E’ il Passo Manghen a quota 2000 o poco più. Un must, in realtà, per i conoscitori della zona. Impegnativo sotto il profilo della guida, perché tortuoso e con molti tornanti. E’ una valle stretta che si apre di tanto in tanto con squarci che permettono alla vista di godere di panorami veramente straordinari. L’ho già fatto una volta qualche anno fa, ma in auto e in una giornata nuvolosa e incerta. Tuttavia, l’emozione di arrivare in alto e spaziare con la vista dall’altro versante (quello nord) verso Cavalese vale senz’altro la pena per decidere di tornarci, questa volta in moto e in una giornata meteorologicamente splendida.
La sommità del Passo Manghen 2043 m.
Ecco il percorso nel dettaglio: Padova, Bassano del Grappa, SS47 Valsugana, Borgo Valsugana, SP31, Passo Manghen (m. 2043), Molina di Fiemme (m. 953), SP71, Segonzano, Pergine, SS47, Bassano del Grappa, Padova. Per un totale di 310 km circa. Il ritorno può anche essere fatto verso est in direzione San Martino di Castrozza per poi puntare verso Fiera di Primiero e la Valsugana oppure verso ovest scendendo verso la Val di Cembra, Baselga di Pinè e la Valsugana. Ci sarebbe un’alternativa per aumentare il chilometraggio: puntare decisamente a nord e passare dal lago di Carezza. Ma questo lago incastonato tra le Dolomiti sarà meta di uno dei prossimi tour. Oggi la strada del ritorno sarà quella dolce e declinante verso sud-ovest passando da Segonzano per vedere le famose omonime Piramidi.
Partenza ore 9. Prima tappa a Borgo Valsugana più o meno dopo un centinaio di km, per un cappuccino con brioche e per un salto in un supermercato per comprare pane e salame per il frugale pasto di metà tour. Si riparte puntando subito per Passo Manghen, seguendo le segnalazioni già presenti. Man mano che la strada sale non c’è traccia di abitazioni o trattorie. L’ultimo punto di ristoro lo si trova quasi all’inizio della salita più o meno a quota 1350-1400 metri. Sembra un luogo veramente deserto. Solo boschi e tornanti. Invece ogni tanto la vista si apre a sorpresa dominando parte della strada sottostante. In presenza di questi squarci si trovano villette e masi, ma sono veramente poca cosa e non turbano affatto il paesaggio con la loro presenza. Mi viene in mentre che se dovessi un giorno vincere al superenalotto, mi comprerei una casa proprio qua. Sembra letteralmente di essere fuori dal mondo e per di più con panorami mozzafiato. Per avere un posto dove rifugiarsi e starsene in assoluta continuità e scoprire che suono abbia il silenzio questi posti sono l’ideale. Ma sono, come sempre, sogni. Non costano nulla, ma sono di rande impatto emotivo.
Panorama da Passo Manghen

I tornanti diventano più frequenti e stretti, la sommità del passo si avvicina, anche se non si scorge dalla strada. Invece all’improvviso con un incredibile coup de theatre, la vista si apre all’improvviso e dopo una curva assolutamente anonima noto una decina di moto parcheggiate a lato. Subito dopo un piccolo laghetto con accanto un rifugio, mentre alzando lo sguardo all’orizzonte il mondo intero si offre alla vista del viaggiatore. Spettacolare, bellissimo, difficile da descrivere compiutamente. Mi fermo e scendo a bearmi gli occhi di quello spettacolo della natura. Coadiuvano non poco il pane e salame e una birra fresca a sentirsi in pace col mondo e con se stessi….

Si riparte, la discesa è una scommessa da vincere tra tornanti che si avvitano come fossero una scala a chiocciola e pendenze mozzafiato. Ma poi col passare dei km il percorso migliora e tutto diventa più facile. Rimane la costante della mancanza di abitazioni, ancor più che sul versante opposto. Solo boschi e vallate scoscese. Finchè non si arriva a Molina di Fiemme dove all’improvviso tutto cambia e sembra di essere tornati nella civiltà. Addirittura mi imbatto in un parco veramente originale, mai visto prima. Tra gli alberi sono distese corde e passerelle. C’è gente con imbragatura da alpinisti che passa da un albero all’altro come fosse in arrampicata in parete. Ebbene si tratta di una specie di parco di divertimenti: Acropark. Ci sono quelli acquatici, con piscine e giochi d’acqua; questo invece è dedicato invece alla montagna e alle sue discipline. Il che spiega le imbragature e gli attrezzi da alpinismo. Il parco è naturalmente dotato di aree picnic, e di ogni comfort per chi lo visiti.

Si riparte alla volta di Segonzano. Una bella discesa e anche qui paesaggi da fiaba. La strada corre a mezza costa e ogni tanto si aprono veri e propri burroni da togliere il fiato. Lo spettacolo della natura è sempre generoso e vario.

Non meno fenomenali sono le cosiddette Piramidi di Segonzano che appaiono alla vista sulla sinistra di chi scende verso fondovalle. Sono delle particolari guglie di roccia con una specie di cappello in cima. Uno spettacolo singolare, mai visto prima e non so neppure se vi sia qualcosa di simile da qualche parte del mondo. Per saperne di più, cliccare qui: http://www.visittrentino.it/it/cosa_fare/da_vedere/dettagli/dett/piramidi-di-segonzano

A questo punto mi è capitato un imprevisto seccante. Ho dovuto fermarmi perché la moto aveva dei problemi. Ad un certo punto le marce slittavano quasi che ci fosse la frizione tirata. Inspiegabile. Oltretutto mi trovavo proprio sotto le Piramidi senza anima viva in giro. Ho fatto il punto con calma e mi sono accorto che la leva della frizione toccava a fondo corsa il paramano quasi a restare leggermente tirata senza arrivare del tutto a fondo corsa. Ma come mail il problema si fosse manifestato allora e non prima resta un mistero. Quindi ho tirato fuori gli attrezzi, ho smontato la manopola, svitato il supporto del paramano e rimontato la manopola. Il mio timore era che la frizione si fosse danneggiata, ma invece ha ripreso tutto a funzionare a dovere. Di sicuro al prossimo passaggio in officina bisognerà indagare a fondo sul problema e del perché si sia manifestato così all’improvviso senza segnali. Comunque tutto risulto con qualche imprecazione e una ventina di minuti di sosta. Cose che capitano a chi non sta in poltrona a guadare la televisione. L’importante è non aver perso la calma e aver risolto il problema. Il viaggio di ritorno è ripreso senza ulteriori problemi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gli acropark in realtà sono assai diffusi, e da tempo.
Bel racconto!
Ciao.