martedì 20 marzo 2012

Film visti. Quasi amici, senza pietismi

Quasi amici
Regia di Olivier Nakache, Eric Toledano.
Con François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Clotilde Mollet.

[Voto: 3,5 su 5]


Ancora un gran bel film che parla francese dopo il pluripremiato The Artist. Va bene così, anzi benissimo.

Quasi amici è il film degli opposti. Del bianco e del nero, del ricco e del miserabile, dell'aristocratico e del cafone, del colto e sofisticato e dell'ignorante. E la lista non finisce qui, se ne potrebbero trovare parecchi altri. Per esempio la fortuna e la sfortuna. La fortuna di godere ottima salute e la sfortuna di essere tetraplegici e di non muovere un muscolo dal collo in giù. Perchè i due quasi amici sono appunto una coppia che peggio assortita non si poteva immaginare. Ma andiamo con ordine. Philippe è un ricchissimo e colto invalido obbligato a passare la sua esistenza su una carrozzina a rotelle e a dover dipendere in tutto e per tutto dagli altri. Ma, per la serie "i soldi non sono tutto, ma aiutano un sacco", si può permettere ogni tipo di aiuto. Il problema, caso mai, è quello di trovare il personale adatto e all'altezza del delicato compito. Ed ecco che entra in scena un disperato giovinastro della banlieu parigina di origine senegalese (Driss) che si presenta alla selezione del personale più che altro per cercare l'ennesimo espediente per sbarcare il lunario che per vera e genuina volontà di lavorare.
Per farla breve, Driss ottiene il posto e si trasferisce con le sue poche cose e tanta voglia di cambiare vita nella splendida residenza di Philippe. Il suo compito è di badante, di infermiere, di assistente personale, di autista. Insomma il tuttofare di casa a disposizione dell'invalido Philippe. Ma il suo carattere allegro ed esuberante prende presto il sopravvento e finisce per condizionare e sconvolgere la monotona e triste esistenza del ricco paziente. La serie degli opposti continua con duelli musicali tra Vivaldi e Bach contro gli Earth wind and fire, tra le evoluzioni in deltaplano (la passione di Philippe che è anche la causa della sua invalidità in seguito ad un incidente di volo) e le corse sfrenate in macchina a tutta velocità. Il "povero handicappato" sveste i panni (psicologici) del malato e si getta nella mischia, perfino facendo la corte ad una donna fino ad allora destinataria di cerebrali scambi epistolari. Insomma un ciclone si abbatte su Philippe e "il naufragar gli è dolce in questo mar" (il poeta mi perdoni l'ardire...). Ma anche Driss riceve molto dal rapporto con il nuovo amico Philippe. Scopre addirittura inaspettati doti pittoriche e la capacità di comunicare con i ragazzi più giovani come un vero fratello maggiore. Insomma un dare e ricevere reciproco, quasi delle affinità elettive. Quasi amici, per citare il titolo del film, ma in realtà molto molto amici.

La bellezza del film sta nel disegno non conformista dei due personaggi e nella assoluta mancanza di caramelloso pietismo per l'handicap di Philippe. Un rapporto diretto, forte e sincero non mediato da convenzioni di comodo e di maniera. E non è poco. Non è affatto facile uscire dagli schemi senza cadere nella mancanza di rispetto, senza toccare facili tasti sentimentali e senza suscitare reazioni di disappunto da parte di nessuno. La cifra narrativa  scelta dalla coppia di registi francesi è leggera e incline al sorriso, ma senza scadere nel banale e prevedibile, nel già visto e stucchevolmente politically correct. Anzi il pregio maggiore sta proprio nel modo fuori dagli schemi di approcciare temi e situazioni scabrose e delicate.
Notevoli i due attori protagonisti: il misurato François Cluzet (Philippe) e l'incontenibile Omar Sy (Driss). Rimarchevoli anche le performances di Anne Le Ny e Clotilde Mollet (assistente e segretaria personale del ricco invalido), deliziosamente ammiccanti nei loro ruoli comprimari.

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